Se le previsioni meteorologiche parlano di un weekend all’insegna di un primo assaggio di primavera in alcune zone del Paese – mentre al Sud è già da un po’ ben più che un assaggio – anche i banchi del mercato iniziano a proporre prodotti che permettono di “assaggiare” la bella stagione. Sono le primizie, che dal Meridione cominciano ad arrivare, come le fragole, coltivate in serre non riscaldate. Si vedono anche le prime fave e i primi piselli, ma in termini di qualità nulla di paragonabile a quello che avremo al momento corretto. Ci sono alcune piccole eccezioni: questa settimana si affacciano sul mercato le fragole della varietà candonga dalla Basilicata, ritenute un’eccellenza anche da molti ristoratori e che non a caso costano come un’eccellente primizia: dai 6 agli 8 euro al chilo. È un po’ presto per le fragole, anche se ci sono già quelle nazionali (comprese le sicule), ed è proprio fuori luogo affidarsi ai prodotti di “controstagione”, provenienti dall’emisfero Sud e quindi estivi quando da noi è inverno. Una dicitura curiosa, che abbiamo già spiegato in passato, che indica pesche, pere, susine, asparagi e altri prodotti che si pongono esattamente all’opposto di ciò che si dovrebbe trovare in questo periodo. Scontato dire che sono inutilmente costosi, hanno una qualità bassissima e sono anche discretamente insostenibili per via dei viaggi che intraprendono per arrivare a noi. Oltretutto i prezzi di questi prodotti in controstagione ora sono ancora più esosi del solito: il cambio euro-dollaro, a sfavore della nostra moneta, ha fatto lievitare del 15% il costo all’origine, visto che si paga con la valuta americana.
Lasciamo perdere, e invece, in attesa di una primavera reale, approfittiamo ancora di ciò che sta finendo ed è convenientissimo. Abbiamo già parlato dei carciofi sardi nelle scorse settimane, ma ora, grazie a condizioni climatiche molto favorevoli se ne trovano ancora tantissimi, decisamente belli a vedere e anche così teneri da prestarsi a molti consumi diversi, primo fra tutti il crudo. Costano tra il 40 e i 60 centesimi l’uno: prezzi ridicoli, di cui si può ancora copiosamente usufruire per qualche settimana, prima che arrivino sulle nostre tavole le mammole, non spinose e con caratteristiche diverse. Perché cercare la controstagione quando c’è ancora questa abbondanza e questo grado di qualità nei prodotti invernali?
Carlo Bogliotti
c.bogliotti@slowfood.it
Da La Stampa del 28 febbraio 2015