Riuscite a immaginare la popolazione dell’intera Germania costretta alla fame? Bene, perché secondo un nuovo report della Banca Mondiale la produzione alimentare che perdiamo a causa della siccità è tale da poter sfamare ogni giorno qualcosa come 81 milioni di persone.
La progressiva perdita di risorse idriche, conseguenza diretta dei cambiamenti climatici, ha effetti che lo studio definisce “sconvolgenti e spesso nascosti”. A differenza di alluvioni o uragani, la siccità è un male invisibile.
Ci accorgiamo della sua presenza in questi giorni a causa degli incendi che devastano l’arco alpino in Piemonte, ma nelle aree soggette per lungo tempo a carenza d’acqua esistono – come documenta lo studio – veri e propri “circoli viziosi di povertà” che una volta innescati si trasmettono di generazione in generazione.
Oggi una città su quattro si trova in condizioni di stress idrico, secondo la Banca Mondiale. Se consideriamo che nelle aree urbane vive circa il 55% della popolazione mondiale e che si prevede una domanda d’acqua in crescita del 70% entro il 2050, possiamo ipotizzare che per allora quasi 1 miliardo di esseri umani vivranno in città prive di servizi idrici adeguati.
Nonostante tutto questo, continua a mancare in agricoltura una vera politica dell’acqua, tanto a livello nazionale quanto su scala mondiale.
Si tratta sia di pensare a investimenti in grado di creare riserve adeguate, sia di responsabilizzare gli agricoltori sull’uso parsimonioso dell’acqua, facendo leva una volta di più sull’agroecologia. Le colture che consumano più acqua sono anche quelle in cui le rese vengono forzate, mentre le cultivar locali tendono a resistere meglio alla siccità.
Lo scenario distopico di tanti film di fantascienza è già la realtà che molti si trovano a vivere. Non possiamo affrontarla nella sola ottica dell’emergenza.
Gaetano Pascale
presidente di Slow Food Italia
da La Stampa del 29 ottobre 2017