Per i lunedì in Expo di Slow Food Lombardia, l’1 giugno si parla della Cipolla Rossa di Breme, la “Dolcissima” del pavese.
La sua storia comincia circa dieci secoli fa: nel 906 d.c. i monaci della Novalesa giunsero a Breme e, come riportato da un’antica Cronaca, videro che quel luogo era ubertoso, ameno e fruttifero, lo elessero a sede della Congregazione, ritenendolo la migliore di tutte le città costruite nel Contado di Lomellina.
Da allora ben poco è cambiato nelle tecniche di coltivazione e le sementi sono ancora preparate scegliendo una per una le cipolle migliori da mandare in fioritura.
I produttori che la coltivano sono una ventina, ogni anno ne producono 1.200 quintali su circa 6 Ha.
Il lavoro richiesto per la coltivazione è complesso: i semi vengono posti a bagno, con luna calante, in sacchi di iuta; successivamente, appena germinati, vengono recuperati e seminati in vivaio.
Dopo un breve periodo le piantine vengono trapiantate in campo, nei pochi terreni verso la golena che da secoli accolgono questa coltura. Il tempo della raccolta giunge a partire da giugno e si protrae per circa due mesi.
Il sapore della Cipolla di Breme, persistente ma pacato, assolutamente unico e irriproducibile altrove, ben definito dall’’affettuoso soprannome che i suoi estimatori le hanno dato: La Dolcissima.
Questo prodotto fa parte dei prodotti tradizionali, razze locali e saperi raccolti nell’Arca del Gusto, rintracciati e descritti grazie all’’impegno della rete che Slow Food ha sviluppato in tutto il mondo con l’’obiettivo di conservarli e diffonderne la conoscenza.
Della Dolcissima si parla a Expo con:
Relatori: Franco Ranzani (fiduciario), Francesco Berzero (presidente consorzio produttori) e Graziano Rossi – Università degli Studi di Pavia.
Produttori: Luca Righetti; Francesco Bagna.