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NUOVE SFIDE PER LA CAMPAGNA OLEARIA 2022 NEL LAZIO

La panoramica regionale di SLOW OLIVE

 

 

Mentre nella maggioranza dei frantoi si sta già profilando la conclusione delle lavorazioni, proviamo a raccogliere le valutazioni su questa nuova campagna olivicola nel Lazio. Si sono fatti i conti con una stagione molto anticipata e segnata da alcuni elementi incisivi, soprattutto il lungo regime siccitoso estivo e la ormai consueta instabilità meteorologica primaverile. Ovunque è stata registrata una buona fioritura, con allegagione non abbondante e i frutti hanno mantenuto un sano processo di crescita, con pochi casi di mosca, almeno fino a inizio Ottobre. Gli oliveti secolari, sui quali punteremo al massimo nella rinnovata impostazione del Presidio Slow Food, hanno resistito senza patemi alle carenze idriche, mentre per i nuovi impianti c’era tanta necessità del bene prezioso scarseggiante. I cambiamenti climatici quindi si riflettono sempre più pesantemente sulle coltivazioni agricole e sulle vite di chi deve camparci, mettendo spesso a nudo le complessità. Le rese sono state invece abbastanza interessanti, anche grazie alla crescita tecnica nelle frangiture, dando giusto riscontro alle fatiche. Ma il conflitto nell’Est Europa ha aperto nuove difficoltà, sia sui materiali necessari (imballaggi, bottiglie, ecc.) sia nel campo energetico, spingendo i frantoi ad aumenti talvolta anche molto significativi (fino a 20 Euro per quintale).

L’anticipo stagionale si è svelato ancor più evidente nel territorio pontino, dove la cultivar Itrana era già pronta da Ottobre e questo influirà sulle connotazioni varietali che potrebbero subire l’incisiva presenza di amaro e piccante; i raccolti vengono stimati con una quota del 30% inferiore allo scorso anno. Nella Tuscia si parla di una campagna difficile ma di qualità molto interessante, con caratteristiche di fruttato ben marcate; le cultivar con migliore risposta sembrano essere la Caninese e Frantoio, sia nelle rese che nel livello aromatico. In Sabina si applaude a una buona annata, con raccolti anticipati di olive sane e finalmente si prospettano anche frangiture più curate e sensibili alle caratteristiche varietali. Lo stesso si può dire nel novero dei Castelli Romani, in costante sviluppo qualitativo, di Tivoli e dei Monti Tiburtini, dove sta crescendo una nuova consapevolezza dell’extravergine.

Fate tanti assaggi… e buon extravergine a tutti!

 

Stefano Asaro & Gruppo Slow Olive Lazio