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Non si considerava un turista bensì un viaggiatore.

DI NORMA, UNA DIFFERENZA TEMPORALE. MOLTO SPESSO, UNO STILE DI VITA.

“Non si considerava un turista bensì un viaggiatore, e spiegava che si tratta in parte di una differenza temporale. Dopo poche settimane, o pochi mesi, il turista si affretta a tornare a casa; il viaggiatore, che non appartiene ad alcun luogo in particolare, si sposta lentamente da un punto all’altro della terra, per anni.” (Paul Bowles, Tè nel deserto)

Partendo da questa citazione potrei dire che la parola che meglio può descrivere questa esperienza di viaggiatori è ATTESA.

L’attesa per una coincidenza persa, l’attesa per l’aliscafo che non arriva, l’attesa perché il mare si calmi per partire, l’attesa d’incontrare amici di vecchia data, l’attesa di conoscerne di nuovi, l’attesa di poter compiere un grande passo verso la stesura del nuovo Manifesto delle Isole Slow.

E proprio grazie all’attesa tutto ha acquistato un gusto nuovo, più intenso poichè mossi da un’unica certezza, quella di sapere che le persone con le quali si sarebbe condivisa questa esperienza, sono anch’esse uniche come le terre, lontane e diverse, di cui sono testimonianza. Terre che racchiudono in se il semplice e allo stesso tempo complesso concetto di Isola.

Ventotene è infatti un’isola dall’atmosfera quasi magica, che in un modo o nell’altro riesce sempre a lasciare un pezzo di sé nel cuore di chi la visita. Già da lontano capisci che quell’isoletta racchiude un mondo a parte… Ha la forma di una tartaruga, di una balena… Ma ognuno ci legge quello che ci vuole trovare in quel tufo e in quella roccia magmatica scavata dal vento e modellata dal mare che in alcuni punti tanto mi ricorda l’architettura modernista della Pedrera di Gaudì.

La prima cosa che ti accoglie oltre al faro, quale materiale approdo sicuro, è quello immateriale della gentilezza affabile dell’isolano oramai abituato a vedere anche persone sino a quel momento sconosciute come amici di vecchia data. E così è stato anche perché noi che avevamo ad aspettarci Tommaso e Roberta di Slow Food Lazio e l’instancabile Pietro, titolare dell’hotel Mezzatorre, che con il loro calore hanno subito riscaldato e alleggerito le sferzate di vento di una giornata uggiosa e per qualcuno pesante (Danila Tagliasacchi, Filicudi – Ventotene, 145 miglia, 29 ore con curva larga).

Adesso però siamo, finalmente, tutti qui entusiasti e carichi e le fatiche del viaggio sembrano qualcosa di ormai lontano, mentre vicino si respira la magica atmosfera del porto, il fascino di Santo Stefano (l’isola degli ergastonali), i vicoli stretti tufacei dipinti di bianco che ci accolgono e lentamente, come l’isola insegna, ci conducono alla piazzetta centrale, vera Agorà della vita di Ventotene.

Così dopo aver preso possesso delle nostre stanze e una veloce rinfrescata ci si ritrova nuovamente in piazza per andare tutti, dopo un piccolo briefing a cena al ristorante Mezza Torre e cominciare il nostro fitto programma avente come ordine del giorno: incontro con la cultura (un panel di approfondimento sul tema della comunicazione della diversità attraverso il libro “Al confino della realtà“, una comic storia su Ventotene – autore Marco Scalia) – Conversazione con Francesca Campagna, Dino Amenduni, Marco Scalia. Introduce Margherita Cristiani.

La serata prosegue così in un susseguirsi di leccornie gastronomiche e culturali che hanno sfamato a pieno ogni nostra fame di sapere. Per la sete abbiamo preferito approfittare del brindisi collettivo con il Lunatico biologico (Prosecco di Valdobbiadene Superiore Extra Dry D.O.C.G) della produttrice Francesca Rizzi.

La giornata è stata lunga e oramai volge al termine, anche se i più temerari hanno deciso di proseguire con un after hours presso il locale di Hobo.

sette settembre – Nuovo giorno, stesso sentimento. La consapevolezza di essere in un posto speciale per uno scopo altrettanto speciale che se da una parte ti fa sentire il peso delle responsabilità dall’altra le responsabilità stesse ti spingono a far bene consapevole che il contributo del singolo è una grande risorsa per il progetto comune “la stesura di: #IlNuovoManifestoDelleIsoleSlow”. Così dopo 6 ore di tavolo tecnico intervallato da quello che potrei definire PRANZO CON VISTA, dove abbiamo apprezzato la vera lenticchia di Ventotene, i delegati delle Isole Slow italiane hanno tracciato un nuovo percorso di rilancio della rete costituita nel 2005, in cui l’agricoltura isolana viene oggi più che mai riconosciuta come l’elemento distintivo che congiunge Salina e Ponza, il Giglio con Ischia. C’è bisogno – si è ribadito nel tavolo di lavoro che ha visto i rappresentanti degli arcipelaghi di Toscana, Campania, Lazio, Sardegna e Sicilia – di “volgere le spalle al mare” per ricercare una nuova prospettiva: individuare tutte le attività, che siano esistenti o da “inventare”, legate al lavoro e produzione agricola di qualità e rispettosa della biodiversità – valore intrinseco delle isole – in grado di abbattere l’importazione massiccia delle derrate alimentari, almeno nei periodi non dedicati all’accoglienza turistica.

Ma la giornata è ancora lunga, così dopo aver accolto, con grande piacere personale aggiungerei, al porto Lina Raso in rappresentanza della Cooperativa Vento in Poppa ci siamo tutti trasferiti, come da programma, presso Hotel Isolabella Ristorante Marisqueria. Qui siamo poi stati raggiunti dagli amici Viterbesi, nonché cuochi dell’alleanza, #LauraBelli dei Giardini di Ararat Bagnaia VT e #EzioGnisci del Ristorante il Vicoletto 1563 di Vignanello per un momento tutto per noi in cui abbiamo avuto modo non solo di vivere la grande cucina Slow ma di respirarne la vera filosofia. La serata infatti è stata un vero e proprio trionfo alla collaborazione che ha visto ristoratori e prodotti dell’isola e della terra insieme per un fine comune: abbattere ogni forma di barriera naturale e concettuale.

otto settembre – Ultimo giorno. Siamo tutti felici, tristi, orgogliosi, speranzosi, in attesa. Si in ATTESA di ripartire! Non so se per voi è la stessa cosa, ma la partenza a me ha sempre messo addosso quello stato d’ansia in cui tutto sembra scorrere veloce, in funzione solo del momento in cui ci si dovrà salutare. La mattinata anche in questo caso ha comunque seguito il suo corso regolare, con l’ultima riunione in piazza seduti, come in un caffè letterario, davanti a Libreria l’Ultima Spiaggia di Fabio Masi dove attraverso le parole di Sonia Chellini – vice presidente di Slow Food Italia -, Massimo Bernacchini – coordinatore Nazionale del progetto Isole Slow -, Tommaso Iacoacci e Roberta Pascali – rispettivamente vice presidente e segretaria di Slow Food Lazio -, Valerio Pelliccia – fiduciaro della Condotta Slow Food Terre del Golfo -, Lina Rasoin rappresentanza della vicina Isola di Ponza – Paolo De Feo – testimone della comunità dei contadini di Ventotene – tra i primi con Anna Impagliazzo a coinvolgere la rete Slow – e Anna Curcio – in testimonianza della scuola Spinelli per il progetto Lazio Sapore di Buono – si sono tirate le somme di questa tre giorni Ventotenese.

E adesso ecco la parola che sembrerebbe veramente dire che tutto sia finito: Grazie e a rivederci, speriamo tutti o quasi, a Terra Madre Salone del Gusto di Torino per fine mese. Ma sappiamo bene che questo è solo l’inizio e che c’è ancora molto da fare se si vogliono garantire territori sostenibili per tutti, reti sociali solide tra residenti effettivi e “affettivi”.

Il viaggio di ritorno ve lo voglio risparmiare era troppo “doloroso” e il mare anche un po’ mosso.

 

Danny Pavani
Responsabile della comunicazione e ufficio stampa di Slow Food Lazio