Consegnate sabato 27 luglio presso lo “Chalet Miravalle” in località Caituro di Cittareale, le chiavi del furgone destinato a promuovere e commercializzare i prodotti tipici provenienti dalle aziende presenti nell’area del cratere del terremoto, donato da Slow Food Italia nell’ambito della raccolta fondi prevista dal progetto “La Buona Strada, ripartiamo dal cibo”.
Il furgone sarà impiegato dal Consorzio di Imprese “Salaria è” per le attività di vendita dei prodotti tipici del territorio e insieme al centro di valorizzazione e punto vendita dei prodotti tipici, che presto sorgerà in località Pallottini, contribuirà allo sviluppo delle produzioni tipiche del territorio.
“Siamo giunti alla fine di un lungo percorso nato tre anni fa grazie a Slow Food Italia e Lazio-dichiara il sindaco di Cittareale, Francesco Nelli– ora non resta che mettere questo mezzo a disposizione del consorzio che in questi due anni si è rafforzato anche nella sua strutturazione sul territorio, guadagnando autorevolezza. Dopo la riapertura del Miravalle tra poco aprirà anche un nuovo bed & breakfast a Cittareale: piccoli segnali che però testimoniano la rinascita economica e l’aver saputo trasformare questo sisma in opportunità “.
“Questo negozio mobile e il progetto ‘La Buona Strada’ è nato dall’ascolto dei produttori e dei rappresentanti dei comuni –Silvia De Paulis, membro del comitato esecutivo Slow Food Italia e referente del progetto ‘La Buona Strada’- con questo mezzo si possono portare in giro i prodotti e far sapere che ci sono aziende pronte ad accogliere i turisti e veicolare i loro prodotti”.
“Colgo l’occasione – ha aggiunto Luigi Pagliaro, portavoce di Slow Food Lazio e consigliere nazionale di Slow Food Italia – per ringraziare Stefano Asaro allora presidente di Slow Food Lazio, Andrea Cortese attuale referente per il progetto La Buona strada, Laura Ciacci presenza costante sul territorio e tutta la rete associativa regionale di Slow Food che subito dopo il sisma si è attivata con le raccolte fondi che poi sono state propedeutiche per il furgone che è stato oggi consegnato. Ora la sfida più grande sarà quella del mercato e in questa fase Slow Food Lazio continuerà a essere presente con momenti di formazione previsti da progetto, ma anche ospitando il furgone nei Mercati della terra e nei numerosi eventi in programma”.
Presente alla cerimonia anche Emidio Gentili, il Presidente del Consorzio “Salaria è”, che ha ringraziato Slow Food, il Comune di Cittareale e tutti quelli che hanno reso possibile questo progetto.
La consegna del furgone arriva a quasi tre anni dal terremoto che purtroppo mise in ginocchio le popolazioni appenniniche. Dopo una prima chiamata alla solidarietà con la campagna Un futuro per Amatrice, Slow Food Italia si rimboccò le maniche per capire quali interventi fossero necessari per ristabilire il quotidiano. Perché, fuori dalle logiche dell’emergenza, bisognava pensare alla vera ricostruzione: quella dei tessuti sociali, dei rapporti di prossimità, della vita quotidiana nelle piccole comunità dell’Appennino travolte ma non piegate dal disastro.
E così, nei giorni, nelle settimane e nei mesi che si sono susseguiti al terremoto Slow Food organizzò e coordinò incontri con contadini, allevatori, sindaci e abitanti dell’Appennino che con tenacia hanno resistito e resistono e non vogliono lasciare i borghi e le attività, a partire da una consapevolezza precisa, quella di dover riconoscere il valore del territorio con le sue fragilità e le sue bellezze.
Da quegli incontri è nata la campagna “La buona strada. Ripartiamo dal cibo“, una campagna nata anche da un’attenta riflessione su come dovesse essere il contributo di Slow Food Italia. Perché quando sentiamo parlare di ricostruzione tendiamo tutti ad associare il termine a qualcosa materiale: ruspe, strade da ripristinare, condutture, mattoni, macerie.
Scriveva Sonia Chiellini, allora membro del comitato esecutivo di Slow Food Italia subito dopo il terremoto: «Ricostruzione acquista una valenza positiva, rassicurante perché fa pensare che a seguito di un disastro ci sarà chi – con competenza – si assumerà l’onere di rimettere le cose (e le case) a posto. Poi il tempo passa, la pressione mediatica si affievolisce, anche le nostre priorità diventano altre e la ricostruzione resta nelle parole dei comunicati ufficiali e nelle esigenze di chi in quei territori è rimasto nonostante le difficoltà, di chi se n’è dovuto andare e non sa se, come e quando potrà tornare, dei sindaci stretti nella morsa dei problemi quotidiani, di una comunità che deve reinventarsi un futuro, così, tutto insieme… tutto intero. La solidarietà è la sola chiave che consente alla ricostruzione di assumere un connotato che va oltre l’aspetto programmatico, amministrativo e burocratico (quando non – purtroppo – giudiziario). Consente a un qualsiasi progetto, anche il più semplice e modesto, una dignità profonda e un respiro universale perché, l’aver contribuito anche solo con un piccolo gesto, ci fa sentire più vicini a chi è in difficoltà e, in fondo, persone migliori.»
Ed ecco che prese avvio il percorso che ha portato a “La Buona Strada” appunto, una raccolta fondi che mirava all’acquisto di un furgone attrezzato per le aree umbre e laziali circostanti i territori di Cittareale, Accumoli, Amatrice e Cascia; l’acquisto di un caseificio mobile dotato di tutte le attrezzature che permettesse ad alcuni allevatori abruzzesi di riprendere la produzione; la realizzazione di un Mercato della Terra e l’acquisto di un negozio mobile a Comunanza (AP).