Da tempo è in discussione in Parlamento il DDL 988 “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico”, suscitando in alcune occasioni anche vibranti critiche in merito alle pratiche biodinamiche sia di alcuni esponenti politici sia della comunità scientifica. Come giovani sentiamo un forte dovere verso il futuro che stiamo costruendo e la direzione che il mondo sta prendendo, allo stesso modo vogliamo avere fiducia nel metodo scientifico applicato con curiosità in ogni ambito a patto che il prezzo non debba pagarlo il pianeta… Ad oggi non abbiamo ancora certezze scientifiche sulla coltivazione biodinamica semplicemente perché il campo matematico applicativo sperimentale ha uno spettro temporale troppo ampio per le nostre conoscenze attuali. Quello che possiamo dire con certezza matematica è che sicuramente tale pratica non nuoce all’ambiente e alle coltivazioni e che quindi nel Disegno di Legge 988 sulla coltivazione biologica non ha motivo di essere esclusa. A sostegno di tale pratica abbiamo comunque gli esempi e le esperienze produttive di soci produttori e amici che applicano principi biodinamici a vari livelli. Vari livelli sì, perché non tutti hanno la possibilità di coltivare su grandi estensioni o di rendere la propria azienda un vero ed effettivo circolo chiuso biodinamico. Questo ad oggi rimane ancora appannaggio di poche realtà, ma l’Italia è fatta anche e soprattutto di piccoli produttori, gli stessi piccoli produttori che tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 avevano già dei dubbi sulla direzione industriale che prendevano le coltivazioni agricole, dubbi che sono stati confermati dallo stato attuale dei fatti.
In risposta al fabbisogno di materie prime necessarie alla sopravvivenza umana nei prossimi anni, dati alla mano stiamo già producendo per 14 miliardi di persone e attualmente siamo la metà, pertanto dovremmo prestare attenzione soprattutto a cosa sprechiamo. Prima di parlare di biodinamica si parla di equilibrio di sostanze e di vita nei terreni e tra le cosiddette pratiche biodinamiche possiamo osservare ad esempio le consociazioni tra specie che non aiutano chiaramente un’applicazione di tipo meccanico, soprattutto per ciò che concerne le operazioni di raccolta e un apporto di tipo organico anche esso scientificamente provato, una delle consociazioni più famose che conosciamo è chiamata “delle 3 sorelle” leguminose, cerealicole e cucurbitacee che esistono anche tra vegetali ed animali come per esempio l’ulivo, l’asparago e la gallina. Definire tutto questo stregoneria alza i toni di una polemica quanto mai inutile e denigratoria su tutti i fronti pratici, intellettuali e burocratici e porta a rallentare ancora di più un sistema che non possiamo più permetterci di frenare.
Pertanto – tenendo conto che il PNRR premia tutte le azioni atte a promuovere la sostenibilità in ogni campo produttivo e che I punti definiti dall’agenda 2030 risultano molto chiari in merito alle virtuosità da mettere in atto per far fronte all’attuale crisi climatica e di conseguenza alimentare – ci teniamo a evidenziare che:
- il primo requisito per accedere ad una certificazione biodinamica sia la stessa certificazione di coltivazione biologica;
- nelle pratiche di coltivazione biodinamica in alcun modo vengono causati danni di nessun genere agli ecosistemi e alla loro biodiversità;
- l’ impoverimento che ha causato il metodo applicativo delle coltivazioni convenzionali nei terreni e nelle varietà di produzioni;
- il cosiddetto “green washing” che mitiga e prolunga una sempre più problematica e controproducente politica di consumo e produzione;
- la perdita di molteplici specie vegetali ed animali in virtù di una sempre più massificata e monocolturalizzata produzione agricola incentrata sui pochi prodotti di uso industriale;
- gli studi scientifici che evidenziano la positività degli effetti della coltivazione biodinamica sui terreni.
Gabriele Milani, Clara D’amato e Silvia Rossi, membri del CER di Slow Food Lazio e referenti di Slow Food Network Lazio