Eventi & News

Dalla Cina le nuove sfide di Slow Food

Di ritorno dal lungo viaggio cinese, eccoci a raccontare i giorni del settimo Congresso internazionale di Slow Food svoltosi a Chengdu, in Cina dal 29 settembre al 1° ottobre scorso, tracciando la nuova strada, che il movimento della chiocciola dovrà percorrere nei prossimi anni, e ponendo, sempre più chiara, la sfida di una complessità che va sempre più abbracciata ed esaltata.

 

 

Se avete avuto modo di visitare i canali ufficiali di Slow Food International e Slow Food Italia, sono stati pubblicati la Dichiarazione di Chengdu, le 6 mozioni congressuali ed altri documenti come le modifiche allo Statuto e la composizione del Consiglio per i prossimi anni:

• I cambiamenti climatici, le nostre scelte alimentari, l’agricoltura che vogliamo

•  L’Africa di Slow Food e Terra Madre

• La biodiversità, i saperi, le comunità e le culture tradizionali che vogliamo difendere e sostenere

• I saperi indigeni, alleati chiave per affrontare le sfide globali

• La trasmissione di saperi, l’accesso alla conoscenza, l’Università diffusa

• La plastica negli ecosistemi del pianeta: una minaccia per il nostro cibo e la nostra salute

Per quanto riguarda le modalità di svolgimento del Congresso, ci sono stati due tipi di intervento: degli speeches da parte di esperti in settori specifici, tra i quali è spiccato quello inaugurale dell’italiano Francesco Sottile (Slow Food Palermo/Università degli studi di Palermo), che ha parlato di progetti sulla biodiversità (fruttifera nello specifico), impatto dei gas emessi dalla produzione alimentare e dall’agricoltura, family farming e scelte individuali sostenibili. Altro intervento molto interessante è stato quello di Tiejun Wen, professore cinese di macroeconomics e politics, il quale ha affrontato la questione dal punto di vista finanziario, esponendo il legame tra surplus economico, espansione dei capitali finanziari, prezzo del petrolio e land grabbing. Wen ha anche esaminato la spinosa situazione cinese proponendo delle issues per il cambiamento, fondate su un nuovo approccio di ecologia sociale basato su fair trade e rural/urban integration.

L’altro metodo di dibattito, applicato nella seconda giornata congressuale, è stato la creazione di 10 gruppi di lavoro, alla quale hanno partecipato i 90 delegati, stimolati al confronto da 10 tutor ognuno munito di una domanda (ripresa dal questionario che vi abbiamo inviato prima del Congresso), i quali spostandosi da un gruppo all’altro ogni 20 minuti a fine giornata hanno di fatto raccolto le indicazioni di tutti i partecipanti. La mattina seguente hanno riportato dal palco il sunto delle sollecitazioni maggiormente ricevute.

Le conclusioni emerse, come preannunciato, sono state la volontà di rifondare la struttura della comunità di Slow Food, ripartendo dai due principi che ne hanno consentito il successo: intelligenza affettiva e austera anarchia. Adeguare la struttura dell’associazione diventando sempre più rete, meno strutturata piramidalmente ma più disponibile a collaborare con chi condivide le nostre idee, vorrebbe o potrebbe dare un contributo ma non vuole essere inquadrato. Tutto questo rientra nel contesto di un concetto più ampio affermato, volto ad affermare la necessità di difendere la diversità, in TUTTI i suoi aspetti, a partire dalle diversità culturali. Sempre a proposito delle modalità organizzative dell’associazione è stata notata l’importanza di rivitalizzare le reti di piccola dimensione, favorendo la politica delle alleanze con le associazioni a noi affini per ciascun tema di cui ci occupiamo (vedi via Campesina o Sin Tierra).

Condivisione e partecipazione anche all’interno della nostra associazione.

E’ emerso che le associazioni nazionali Slow hanno voglia di dialogare “direttamente” e in maniera trasversale, superando il filtro dello staff internazionale. In merito a questo, è nata una mailing list di scambio a livello Europeo per far nascere una comunity che ragioni sulle politiche europee e  sui progetti e si è parlato di una una piattaforma online che permetta a tutte le comunità di essere costantemente in relazione.

Le sfide da raccogliere  per i prossimi anni sono state individuate  essenzialmente in 2 filoni: la lotta al cambiamento climatico, che diventa d’ora in poi il main topic dell’associazione, la quale deve svilupparlo nella sua accezione legata alla produzione agro-alimentare, quella meno considerata ma assai rilevante, Slow Food attraverso i 30 anni delle sue iniziative possiede l’autorità necessaria per avere voce in capitolo; e quella della lotta alle diseguaglianze, sovvertire il sistema per cui il potere è nelle mani di poche multinazionali mentre milioni di contadini sono vilipesi e incapaci di incidere sulle questioni fondamentali che li interessano.

Altra linea guida operativa indicata è stata quella inerente il supporto a livelli di conoscenza più diffusa: restituire dignità al sapere tradizionale facendolo incontrare con quello accademico, ponendoli sullo stesso livello, uno al servizio dell’altro. Attraverso la creazione di una rete linfatica sui territori è stato annunciato l’obiettivo per Torino 2018 di portare al Congresso 1000 università del mondo.

Nel suo discorso conclusivo il neo-rieletto Presidente Carlo Petrini, ha sostenuto come questo sia un Congresso di transizione, che non prospetta obiettivi tangibili a breve termine, ma nel quale ci si pone l’ambizioso obiettivo di avviare un cambiamento, i cui frutti dovranno essere raccolti nei prossimi di Congressi Internazionali, seppure non siamo sicuri di riuscire in questo percorso di cambiamento, rimanere fermi sarebbe letale per la nostra associazione. A questo proposito ha espresso la necessità per i Convivium di far nascere nuovi leader, consentendo a chi si dimostri volenteroso di esprimersi e creare iniziative, generare novità ed empatia intorno alla condotta. Quest’ultimo concetto è legato alla necessità di aprire sempre di più ai giovani, accettare la sfida di lasciarli liberi di esprimersi, anche di sbagliare se necessario. Solo prendendo consapevolezza della vulnerabilità alla quale siamo esposti, possiamo trovare il coraggio di non rimanere immobili e fare un passo in avanti verso la sfida del cambiamento.

Gaia, Matteo, Sara e Tommasodelegati e osservatori di Slow Food Lazio presenti al Congresso internazionale di Chengdu 

 

 

Clicca qui per ulteriori informazioni