Coloro che non hanno radici, che sono cosmopoliti,
si avviano alla morte della passione e dell’umano:
per non essere provinciali occorre possedere un
villaggio vivente nella memoria, a cui l’immagine e il cuore
tornano sempre di nuovo, e che l’opera di scienza o di poesia
riplasma in voce universale.
Ernesto De Martino
E se tutte queste cose non erano buone, il
Patraterno non le creava. Si faceva i cazzi suoi.
C.V (10,26)
ALLEGATO 1
LE CONSEGUENZE DEL PIACERE. DOCUMENTO CONGRESSUALE 2010-2014
MOZIONE CONGRESSUALE 2
Nostra patria è il mondo intero
Manifesto per la diversità delle culture popolari
Il cibo è, per noi, non solo il risultato del lavoro secolare di generazioni di donne e di uomini legati al loro territorio, ma una componente essenziale della diversità culturale di ogni comunità.
Il cibo, la parola, il canto, la musica e in genere l’espressione artistica sono lo strumento narrativo, sono la cultura alla base di ogni coltura.
Sono il racconto di qualcosa che, in quanto proprio della tradizione, non si esaurisce nello spazio temporale di una generazione, ma muta nel tempo, nel passaggio di saperi e di sapori tra le generazioni.
Il nostro presente non può realizzarsi senza le impronte del passato.
Questa cultura è portatrice di una propria visione della vita e dei rapporti umani con il mondo animale e vegetale, a volte in contrapposizione e in rivolta alla massificazione e all’omologazione senza freni.
Questa cultura altra, di tradizione orale, usa il dialetto come lingua della comunità, mai per escludere bensì per meglio rapportarsi con l’altro, come si fa all’interno della comunità stessa.
Da questa cultura sono stati generati importanti filoni evolutivi della musica e dell’arte, per cui non è significativo che scompaiano o muoiano usanze o termini dialettali, ma è fondamentale che non scompaia la loro memoria e soprattutto la capacità popolare di crearne altri.
Vent’anni fa nasceva il movimento Slow Food, rivendicando il diritto a godere lentamente dei piaceri materiali della vita, a cominciare dalla ricchezza e dagli aromi delle cucine locali.
Poi, era il 2004, Slow Food ha incontrato le comunità di Terra Madre e con la creazione dei Presìdi ha contribuito a difendere l’originalità di un determinato alimento e del lavoro dei produttori.
Oggi vogliamo affermare l’urgenza di studiare, salvaguardare e proporre le diverse identità culturali.
Lo vogliamo fare mettendo in rete tutte le realtà che negli anni hanno lavorato in questa direzione.
Lo vogliamo fare senza nostalgia per il passato, come ulteriore risposta a tutto campo alla globalizzazione delle multinazionali dell’industria del cibo e della cultura, per garantire l’autonomia dei popoli e un sapiente, condiviso e sobrio uso delle risorse della Terra: la nostra patria, tutta intera.
Testo a cura di Stefano Arrighetti, Mauro Bagni, Azio Citi, Giovanna Licheri, Raffaele
Marchetti, Raffaele Pinelli, Andrea Terreni.
ALLEGATO 2
MANIFESTO
di Slow Folk Lazio. Suoni di Terra Madre
Chi sottoscrive, a nome personale o di un gruppo, si impegna a
COSTRUIRE la rete per una nuova convivialità, costruire una rete per la cultura popolare, costruire una rete degli artisti laziali.
«Il cibo è per noi, non solo il risultato del lavoro secolare di generazioni di donne e di uomini
legati al loro territorio, ma una componente essenziale della diversità culturale di ogni comunità».1
CONDIVIDERE con Slow Food Lazio l’impegno sul tema di Slow Folk iniziando dal cibo, con la proposta di creare una rete di produttori agricoli, di operatori della gastronomia e delle comunità del cibo che si ripromettano di organizzare in modo ripetuto occasioni di valorizzazione dei cibi, dei
prodotti e delle gastronomie locali, completandole con incontri con artisti, musici, teatranti, poeti.
Vogliamo in sostanza riproporre il momento della convivialità come prima e spontanea occasione di incontrare e vivere la cultura, l’arte popolare e contemporanea, così come è stato nella storia dei
popoli del mondo.
CONTRAPPORSI alla grigia omologazione culturale proposta dai media, affinché la cultura e l’arte tornino a essere protagoniste e vissute direttamente nella esperienza delle genti. Costruire una rete
per una nuova convivialità per noi il modo nuovo e antico per rispondere a questa esigenza.
«Il cibo, la parola, il canto, la musica e in genere l’espressione artistica sono lo strumento narrativo, sono la cultura alla base di ogni cultura»1
VALORIZZARE la cultura popolare «portatrice di una propria visione della vita e dei rapporti umani con il mondo animale e vegetale in contrapposizione e in rivolta alla massificazione e alla
omologazione senza freni»1
Per questo ci impegniamo a costruire una rete per la cultura popolare, nelle sue forme tradizionali certo, ma anche nelle sue produzioni contemporanee che riprendono i temi, le forme, la memoria delle radici, trovando in queste nuova fecondità, nuova consapevolezza, nuovo spirito creativo.
«Il nostro presente non può realizzarsi senza le impronte del passato».1
COSTRUIRE la rete degli artisti laziali per diffondere i temi e le iniziative di Slow Folk su tutto il territorio regionale, partecipando alla realizzazione degli eventi della rete per una nuova
convivialità, portando il proprio contributo, la propria proposta artistica, le proprie idee.
«Da questa cultura sono stati generati importanti filoni evolutivi della musica e dell’arte per cui
non è significativo che scompaiano e muoiano usanze o termini dialettali, ma è fondamentale che
non scompaia la loro memoria e soprattutto la capacità popolare di crearne altri».1
1
Da Mozione 2 “Nostra Patria . il mondo intero” approvata dal 7° Congresso Nazionale di Slow Food Italia.
Artisti Laziali e di altre regioni Firmatari del manifesto del 2015
“Così si getta anche un piccolo seme nel grande orto del rinnovamento del nostro stile di vita troppo intriso di consumistiche abitudini . Aspettiamo fiduciosi vostre risposte e Vi auguriamo ogni bene”. (Raffaele Marchetti, 28 marzo 2011)
“Omaggio ad un uomo, alla sua sapienza, alla sua tenacia,
alla storia di uomini e donne che non potranno scomparire,
perché figli di Terra Madre”
SUONI DI TERRA MADRE
Nostra patria è il mondo intero
Un luogo, il mondo
Una vibrazione, la musica
La magia, il percorso della storia
L’anima, gli esseri viventi
Le radici, La nostra Terra Madre
Non vogliamo dimenticare la nostra essenza, il luogo da cui veniamo, quello che ci ha scelto, che ci ha nutriti, che ci ha fatto germogliare. Non vogliamo scordare le nostre origini, se le scordassimo perderemmo il senso del dove dobbiamo andare, qual è il viaggio da intraprendere e dove il nostro senso di responsabilità deve incarnarsi. La musica popolare ci parla di un mondo magico, dove la magia non è un senso estraneo all’essere ma una forma di evoluzione storica, culturale, temporale, luogo di pensiero e riflessione,
dell’amarezza del fare o del non fare. E’ il luogo dove l’iperattività fisica trova armonia, trova forma di risanamento con il proprio temporale.
La magia, rilegata al folklore, soddisfaceva il bisogno di vincere l’interiore disgregamento , lo smarrimento e il terrore dell’essere persona, nel suo essere pensiero , spirito e realtà esterna, corpo. Il magismo e la musica, che ad esso si legava, non rappresentava una forma passiva di ignoranza, di fanciullezza, ma luogo di formazione e svolgimento.
Il canto e il ballo, in ogni luogo della terra, è stato, è e sarà sempre il luogo dove scienza e sogno non si dualizzano, ma si compenetrano, si miscelano, divenendo spirito storico , superando la paura dell’ignoto.
Nella magia del canto e del ballo popolare corpo e spirito si toccano, si conoscono, si afferano sfuggendosi. L’uomo entra in una condizione che va oltre la propria fisicità, travalicando il corpo si cerca di svelare lo spirito, e senza la libertà dello spirito umano nessuna età può diventare realtà.
La realtà coincide con la capacità di sollevarsi dell’uomo alla trascendenza, e in ciò il rischio di non saper affrontare una situazione di disequilibrio nell’angoscia, ma il rischio vale il viaggio interiore per riportare all’equilibrio dell’esserci attraverso forme artistiche quali danza e canto.
Non possiamo costruire Terra Madre senza portarci dietro la sapienza del popolo, nella musica popolare ci sono le nostre origi, il nostro territorio, le nostre tradizioni, i nostri segreti, tramandati oralmente di generazione in generazione.
Allora il canto diventa sapienza, laddove serve per educare alla vita; diventa magia dove libera il conflitto tra il fisico e lo spirituale; diventa tradizione dove ci identifica come semi gettati in un qui.Non c’è luogo della nostra terra dove tutto ciò non si sia verificato e non si stia svolgendo.
Se l’uomo non attuasse il suo percorso di riconoscimento rischierebbe di annullarsi o di essere annullato da forze naturali incontrollabili.
Il nostro essere, la nostra mente, il nostro animo si esprimono attraverso il corpo, che è la nostra porta verso il mondo esterno, è la nostra parte materiale, il mezzo con il quale manifestiamo le nostre passioni, soddisfiamo i nostri desideri, i nostri bisogni, percepiamo noi stessi e gli altri, attraverso il quale ci realizziamo. La nostra esistenza sulla terra è imprescindibile dal nostro corpo. In questo contesto il ballo, con la sua gestualità, diventa linguaggio con il quale possiamo esprimere le nostre emozioni, senza utilizzare la parola, ma attraverso la musica, diventando sempre più spesso terapeutico e liberatorio.
Perché nostra patria è il mondo intero?
Perché non vogliamo approdare in un luogo singolo finito, vogliamo travalicare i confini della materialità trascendendo il nostro esserci per ritornarci; perché vogliamo cambiare il mondo non cambiandoci, ma evolvendoci; perché attraverso la tensione verso l’ignoto affondiamo le nostre radici nella terra che ci ha generato, trovandone il senso del nostro esistere.
Il cibo è sacramento
Noi veneriamo, ammiriamo e siamo devoti alla terra e al mare.
Vogliamo infondere nelle nostre coscienze la sapienza del mondo intero, custodirla e presidiarla, con attesa paziente e fiducioso coraggio, ciò che sperimenteremo interiormente ci darà la chiave di lettura del mondo intero.
Quando saremo pervasi da un senso di sacro pudore e avremo imparato a coltivare il pensiero, l’invisibile diventerà visibile, la terra intera sarà la nostra patria, e noi gli ridaremo voce e armonia.