Un copia-incolla che rischia di costare caro non solo alla credibilità delle istituzioni europee ma anche alla salute di milioni di agricoltori, nonché dei consumatori. Parliamo del glifosato, il principio attivo usato per produrre erbicidi come il Roundup, su cui i governi dell’Unione Europea, tra cui l’Italia, dovranno esprimersi scegliendo se rinnovarne l’autorizzazione per il commercio e l’impiego nei campi agricoli.
Sulla decisione pesa il rapporto preparato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che ritiene il glifosato non pericoloso per la salute umana. Peccato che le valutazioni contenute nel documento siano prese pari pari dalla richiesta di rinnovo dell’autorizzazione della Monsanto, ovvero della società sviluppatrice del composto chimico.
Come spiegato da La Stampa, dal Guardian e dalle altre testate che per prime hanno diffuso la notizia, nessuno aveva pensato finora di confrontare la richiesta presentata nel maggio 2012 dal colosso americano per conto della Glyphosate Task Force (un consorzio di oltre 20 aziende che commercializzano prodotti a base di glifosato in Europa) con la relazione dell’Efsa, che ha sempre dichiarato di aver condotto revisioni indipendenti.
Invece, la sezione più discussa del rapporto realizzato dall’organo scientifico europeo, quella dedicata ai rischi di genotossicità, cancerogenicità e tossicità del glifosato, è clamorosamente copiata parola per parola dal dossier firmato Monsanto.
A questo punto, il dubbio circa la veridicità e la professionalità dell’Agenzia europea farebbe pendere per logica verso posizioni più allarmanti, come quella dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), per cui il glifosato è invece “potenzialmente cancerogeno”.
Ora, gli Stati membri sono chiamati a esprimersi circa il rinnovo dell’utilizzo del glifosato i prossimi 4 e 5 ottobre. Intanto l’Austria ha chiesto pubblicamente di far luce su quello che è già stato ribattezzato Efsa-gate: l’Autorità per la sicurezza alimentare austriaca (Ages), per mezzo del ministro dell’Agricoltura Andrä Rupprechter, ha chiesto alla Commissione europea di aprire un’indagine completa «e finché non lo farà, non ci sarà decisione di votare per il rinnovo».
Tra gli altri Stati solo la Francia aveva già annunciato, prima dello scandalo, che avrebbe votato contro. L’Italia, invece, cosa farà? Il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina ha detto che l’obiettivo di governo è il Glifosato Zero. Ma le sue dichiarazioni risalgono a un anno fa. Forse è il caso di sgomberare il campo da qualsiasi dubbio.
Un’occasione per farlo potrebbe essere proprio oggi, giorno di riunione del comitato tecnico Paff (Plants, Animals, Food and Feed) della Commissione europea, al cui ordine del giorno c’è proprio la proroga di 10 anni del glifosato in Europa.
Il verdetto del Paff potrebbe gettare le basi per quello definitivo che verrà adottato dopo il 5 ottobre: «Ai ministri Martina, Galletti e Lorenzin chiediamo di prendere la testa di una coalizione di Paesi che puntano sulla salute dei cittadini, la qualità dei cibi e la difesa dell’ambiente» dichiara Maria Grazia Mammuccini, portavoce della coalizione #StopGlifosato, di cui anche Slow Food è parte. «È essenziale che l’Italia mantenga la sua posizione, ma è anche importante che si attivi a livello europeo perché il verdetto tecnico della Commissione vada nella direzione giusta».
Maurizio Bongioanni
m.bongioanni@slowfood.it