Strani “avvertimenti” e inviti a incontri segreti, sospetti di pirateria informatica, telefonate anonime. Forse non sono gli ingredienti di un vero thriller politico, ma nelle aule di Bruxelles sembra esserci qualcosa di non troppo chiaro.
Ne è convinto l’eurodeputato socialista francese Eric Andrieu, che da febbraio presiede la commissione d’inchiesta dell’Europarlamento sulle procedure per l’approvazione dei pesticidi.
La cosiddetta commissione PEST è stata istituita in risposta alle preoccupazioni sui rischi legati al glifosato, che nel novembre dello scorso anno ha ottenuto un controverso rinnovo quinquiennale deciso dai governi degli Stati europei.
A pesare sulla decisione ha concorso anche l’inchiesta giornalistica del quotidiano Le Monde sui Monsanto papers, che ha portato alla luce una serie di strategie utilizzate dal gigante dell’agroindustria per interferire sulle ricerche scientifiche e i processi regolatori delle autorità.

Ed è proprio a Le Monde che Andrieu si è rivolto, due settimane fa, per denunciare una serie di intimidazioni e pressioni indebite da parte dei lobbisti.
A giugno, poche settimane dopo l’insediamento della commissione PEST e la sua elezione a presidente, l’eurodeputato ha ricevuto una lettera dall’Eppa, una società di consulenza di Bruxelles che agiva per conto del colosso chimico Bayer (reduce dall’acquisizione di Monsanto).
L’Eppa proponeva un incontro «informale, cioè confidenziale» con alti funzionari della Bayer. Il politico afferma che «era la prima volta che ricevevo una richiesta per un incontro segreto, fuori dall’ordine del giorno» e precisa di non aver risposto.
Ma non è finita. Il 10 settembre, dieci giorni prima della presentazione della bozza di rapporto della commissione PEST, gli viene inviato un promemoria via email. Nella loro lettera, due partner dell’EPPA, Pascal Michaux e Daniel Guéguen, gli ricordano che la società per cui lavorano coltiva stretti rapporti con il mondo politico di Bruxelles e «gestisce gruppi di lavoro che raggruppano vari Stati membri, Commissione europea e industria».
Guéguen, interpellato da Le Monde, rivendica il suo approccio in virtù del fatto che «è chiaro che la commissione PEST è di grande importanza ed è naturale che i rappresentanti della Bayer desiderino scambiare informazioni, in via riservata, con il suo presidente».
A differenza del suo ufficio di lobbying, che rappresenta i suoi interessi a Bruxelles da diciotto anni, Bayer smentisce però di aver fatto alcun tentativo di avvicinamento ai membri della commissione.
Poco prima della presentazione del progetto di relazione, una nuova sorpresa. Al ritorno da Strasburgo, l’assistente di Andrieu trova negli uffici di Bruxelles, accanto alla sua tastiera, una mela con la scritta “contengo pesticidi”: «All’inizio – racconta l’eurodeputato – pensammo a uno scherzo e girammo per tutto il piano per scoprire se era stato uno dei nostri colleghi. Non era così».
Uno scherzo che risulta ancor più sgradito visto che negli ultimi mesi, l’assistente di Andrieu spiega di aver ricevuto, in quattro occasioni, chiamate anonime provenienti da un numero di telefono americano – una voce di donna che gli diceva semplicemente, in inglese, “spero che stia bene”, per poi riagganciare.
«Nelle ultime chiamate, gli venivano anche chieste notizie della sua famiglia», spiega Andrieu. Il numero di telefono utilizzato appartiene all’operatore Verizon e oggi è disattivato.
Pochi giorni dopo, la squadra dell’eurodeputato francese nota che alcune e-mail inviate al suo indirizzo ufficiale non arrivavano: «I reparti informatici del Parlamento sono intervenuti e hanno scoperto che sul mio account era stato programmato un filtro: tutti i messaggi contenenti la parola ‘cancro’ venivano inviati a una cartella chiamata ‘glifosato’ e messi nel cestino», racconta Andrieu.
Nessun componente dello staff, continua, ha mai creato un filtro del genere: «Non sappiamo da quanto era attivo, se sia stato programmato dal mio ufficio o da remoto. Un errore di manipolazione non può essere escluso, ma con questo accumulo di piccole cose, non possiamo non porci delle domande…».
Domande a cui dovrà rispondere un’indagine interna, avviata su richiesta di Andrieu in seguito al rapporto stilato dai servizi tecnici del Parlamento.
Non è tutto. Secondo Le Monde, i membri della commissione PEST sono rimasti molto sorpresi nello scoprire il contenuto del rapporto tecnico che avevano commissionato a sostegno del loro lavoro. Questa nota tecnica doveva fare il punto delle alternative ai pesticidi e delle prospettive di sviluppo di nuovi prodotti.
Sul punto si è espresso l’eurodeputato verde belga Bart Staes: «Abbiamo constatato che il testo non era della qualità e dell’imparzialità che ci si aspettava: alcune cifre nel rapporto erano sbagliate, alcune informazioni erano vecchie di vent’anni e molte delle fonti citate erano industriali».
Da una rapida ricerca sull’autore della relazione, è emerso che l’estensore del report «per molto tempo è stato in stretto contatto con l’industria dei pesticidi. Di fronte a questi elementi, la nostra commissione ha infine deciso di ritirare questo rapporto».
La scelta dell’esperto non spettava ai parlamentari, ma a una delle direzioni generali del Parlamento, secondo una procedura che sfugge ai membri della commissione: «Abbiamo chiesto spiegazioni e il servizio coinvolto ci ha assicurato che condurrà un’indagine per capire come è stata fatta questa scelta», afferma Staes.
La bozza di relazione della commissione PEST, pubblicata a settembre, verrà messa ai voti il prossimo 6 dicembre.
I trenta membri della commissione (compresi tre italiani: Herbert Dorfmann del Südtiroler Volkspartei, Simona Bonafè del Partito Democratico e Piernicola Pedicini del Movimento 5 Stelle) sono chiamati a valutare la procedura di autorizzazione dei pesticidi nell’Unione Europea, le potenziali carenze nel modo in cui le sostanze sono valutate scientificamente e approvate e gli eventuali conflitti di interesse.
Dovranno inoltre esprimersi sul ruolo della Commissione europea nel rinnovo della licenza di commercializzazione del glifosato e su quello delle agenzie europee, verificando se queste ultime dispongano di personale e finanziamenti adeguati per adempiere ai loro obblighi.
Andrea Cascioli
a.cascioli@slowfood.it