E’ il giorno che dedichiamo in buona parte alla montagna, al nostro Appennino. Per tirare le fila del nostro viaggio “Su per Terra” e per riflettere sul futuro dei territori della nostra regione che vengono definiti marginali, ma che racchiudono invece grandi ricchezze e potenzialità e permettono di conoscere e raccontare storie bellissime di resistenza e impegno.
Ma andiamo con ordine, per salire si parte dalla pianura… e infatti la giornata si apre al nostro stand con i territori di Ravenna, Faenza e Brisighella, Godo e Bassa Romagna raccontati dalle rispettive Condotte. La “terra” è il filo conduttore, più che mai, perché da queste parti non è solo suolo, quello che serve all’agricoltura per produrre. Dalla terra nasce anche la ceramica, quella di Faenza, così come impastando terra c’è chi crea ancora le teglie per cuocere la piadina, il pane della Romagna.
Per approfondire la riflessione sull’Appennino, al Museo della Montagna, che meriterebbe una vista solo per la meravigliosa vista a perdita d’occhio su tutta la città di Torino, ripercorreremo a parole e con le immagini i passi compiuti materialmente questa estate durante il viaggio di “Su per Terra”. Chi lavora in montagna, a vario titolo: da chi ne tutela le risorse idriche a chi produce agricoltura o pascola le proprie greggi, a chi amministra e promuove politiche di sostegno a queste zone, prenderà la parola per fare il punto sullo stato dell’Appennino oggi in Emilia Romagna.
Nell’occasione verranno proiettati per la prima volta i video realizzati durante il viaggio dalla cooperativa Sunset di Forlì che ha seguito il cammino documentandolo.
A seguire una cena insolita a sei mani che unisce osti, ostesse e chef stellati per raccontare la cucina di montagna senza dimenticare la tradizione, ma proiettandosi nel futuro. sarà l’occasione per assaggiare alcuni dei piatti inusuale e sempre sorprendenti dello chef Piergiorgio Parini che appena conclusa la sua decennale esperienza al Povero Diavolo di Torriana, per un po’ sarà difficile trovare in circolazione, impegnato come sarà a creare la sua nuova avventura culinaria e di ricerca. Perché come dice lui, più che uno chef lui si considera un ricercatore. al suo fianco Lorenzina Benilli dell’agriturismo il Poderone di Campigna e Giorgio Clementi dell’Osteria dei frati di Roncofreddo.
Ne parleremo spesso in questi cinque giorni, e la ragione è ovvia: il Parmigiano Reggiano è una delle filiere agroalimentari principali della nostra regione. E anche se non succederà nel nostro stand, ma poco lontano da noi, in quello del Consorzio del Parmigiano Reggiano proprio questa mattina alle 12 si presenta la nuovissima, e per ora unica, Guida al Parmigiano Reggiano (Slow Food editore). Venti volontari delle Condotte e dell’esecutivo regionale di Slow Food Emilia Romagna, nei mesi scorsi hanno visitato uno ad uno oltre 130 caselli, verificando i metodi di allevamento degli animali, la loro alimentazione, il loro benessere, seguendo i processi produttivi dei caseifici, raccogliendo dai casari, dai presidenti delle latterie sociali, dai titolari delle aziende agricole, le loro storie di vita e di lavoro. Una commissione ad hoc ha poi eseguito gli assaggi dei formaggi prodotti dai caseifici censiti esprimendo una valutazione sulla loro qualità organolettica.