La pecora cornella bianca era allevata principalmente nell’alto Appennino ricadente nelle province di Reggio Emilia, Modena e Bologna. Soprattutto nel periodo invernale, parte delle greggi si spostavano dall’alto Appennino emiliano verso la Toscana. Altre greggi muovevano invece verso la pianura padana, il che ha determinato l’estensione dell’allevamento alle province di Ferrara, Rovigo e Vicenza. Negli ultimi decenni la razza ha subìto un forte decremento numerico. Si stima che la consistenza complessiva sia di circa 600 capi, a cui va aggiunto un numero imprecisato di meticci, ottenuti prevalentemente da incroci con la massese. La cornella bianca è una razza a duplice attitudine,da latte e da carne. Dal latte si ottengono un formaggio da stagionare e ricotta. La produzione media di lana, adatta per materassi e filati greggi, è di circa tre chili per capo all’anno, in due tosature. Robusta e frugale, la cornella bianca si adatta bene all’ambiente dell’alto Appennino, dove viene mantenuta al pascolo per mesi durante il periodo più caldo. Attualmente è in corso l’iter per il riconoscimento della denominazione di origine protetta al pecorino della montagna reggiana.
Area di produzione
Alto Appennino reggiano e modenese, province di Reggio Emilia e di Modena
Comunità del cibo
Il progetto formativo Un Appennino di orti è interamente dedicato alla coltivazione della terra e impegna quasi 600 bambini provenienti dalle scuole di Forlì, Forlimpopoli, Castrocaro Terme e Terra del Sole, Premilcuore, Predappio e Santa Sofia. Gli insegnanti e i genitori sono stati coinvolti in un grande sforzo organizzativo.
Gli orti attivi nella comunità sono:
Scuola dell’infanzia Il Papavero: orto Ortobimbo
Scuola elementare Archimede Mellini: orto Ortolo
Scuola elementare Adone Zoli: orto Al maestro Adler Raffaelli
Aldo Spallicci: orto Alla maestra Elena Stella
Catrocaro scuola elementare: orto Ortopoli
Istituto comprensivo di Santa Sofia: orto Orto del Moro
Scuola materna Pollicino: orto L’orto del sole giallo e delle farfalle
Scuola materna L’Acquerello: orto Il giardino del signor Cipolla
Scuola materna Spallicci: orto Ortotondo
Area di attività
Provincia di Forlì-Cesena
La comunità nasce attorno al recupero di un mulino galleggiante sul Po, dove il fiume attraversa l’area golenale di Ro Ferrarese. Attorno a quella che è stata la ricostruzione fedele di un struttura emblematica della capacità di produrre cibo in armonia con la natura, la rete locale di Slow Food, in collaborazione con l’amministrazione comunale locale, ha rimesso in funzione il mulino, non solo come realtà museale. Oggi, infatti, mettendo insieme il lavoro della macina del mulino, i grani autoctoni coltivati a breve distanza dalle rive del fiume e l’attività dei panifici locali, la comunità produce il pane tipico ferrarese, quello che lo scrittore Riccardo Bacchelli, raccontando proprio di questo mulino in suo romanzo, definiva “il migliore del mondo”.
Area di produzione
Ro Ferrarese, provincia di Ferrara
La passione per la buona cucina, la volontà di preservare le tradizioni locali e la salvaguardia della biodiversità sono i presupposti alla base del progetto Tortel dols nato grazie a un gruppo di abitanti di Colorno. Per raggiungere gli obiettivi che si erano preposti essi hanno dato vita a una confraternita e avviato una collaborazione con la condotta Slow Food di Parma. Il tortel dols è un primo piatto che ha la sue origini nei comuni della Bassa parmense (Colorno, Torrile, Sissa, Trecasali, Mezzani) all’epoca del ducato di Maria Luigia d’Austria. Gli ingredienti base per il ripieno sono i frutti tipici del territorio, la cui coltura è caduta in disuso. L’obiettivo della confraternita consiste dunque nel mantenere viva la tradizione e la ricetta di questo primo piatto, stimolando la domanda che porti all’incremento della coltivazione di queste tipologie rare – mele cotogne, cocomero da mostarda, pero nobile – e incentivando la reintroduzione del piatto nei ristoranti e nelle gastronomie locali.
Area di produzione
Bassa parmense, provincia di Parma
La comunità è nata grazie al progetto dell’orto e conta quattro classi e un nutrito gruppo di sostegno formato da cinque insegnanti, otto nonni e nonne ortolani e dalla coordinatrice. Le attività vanno dalla cura dell’orto alla raccolta dei prodotti: i bambini e le maestre seguono gli insegnamenti dei nonni ortolani. In alcune occasioni le maestre cucinano i prodotti dell’orto e i bambini mangiano con gusto le verdure mai assaggiate prima o che generalmente rifiutano. Ogni anno la comunità partecipa alla festa degli Orti dell’11 novembre alla quale partecipano tutte le classi. Durante la cena, che coinvolge i genitori delle classi ortolane, i nonni ortolani, le maestre e i soci della condotta sono presentati il lavoro dell’anno appena trascorso e i progetti per l’anno successivo. I bambini e le bambine, accompagnati da insegnanti nonni e nonne, portano i prodotti dell’orto al mercato cittadino.
Area di attività
Ravenna
San Patrignano è comunità sociale che offre aiuto e assistenza a giovani con problemi di dipendenze patologiche, in particolare tossicodipendenza e alcolismo.
Dal 1978, anno della fondazione, la comunità ha accolto circa 25.000 persone. Oggi i ragazzi nel percorso di recupero sono 1300, uniti in questa grande famiglia che è anche un modello di impresa sociale.
La comunità è divisa in diversi comparti, l’agroalimentare è il principale, suddiviso in diversi settori di produzione: agricoltura, allevamento, viticoltura, olivicoltura e la trasformazione dei propri prodotti che comprendono carni fresche, salumi, formaggi, olio, vino e prodotti da forno e pasticceria. In azienda si trovano il caseificio, la macelleria, la norcineria, il forno pasticceria, l’oleificio e la cantina.
La tenuta della comunità conta circa 300 ettari e si ispira al valore di una vita sana, nel rispetto della natura, dei suoi ritmi, della biodiversità e del benessere animale.
L’allevamento bovino, con 400 capi, rappresenta un’attività storica della comunità. L’allevamento suinicolo, invece, comprende 1400 capi, tra cui la Mora Romagnola, grazie alla quale la comunità aderisce all’associazione “La Mora del Presidio” che riunisce i produttori del Presidio Slow Food. Non mancano gli animali da cortile, polli, conigli, piccioni e per un uso terapeutico vengono allevati anche cavalli e cani.
I mestieri legati alla terra esprimono, in termini di formazione, un percorso ideale per i ragazzi ospiti, il 40% dei ragazzi, al termine del percorso, si reinserisce in realtà dell’agroalimentare e della ristorazione.
Area di produzione
Provincia di Rimini
La comunità è composta da donne italiane e migranti impegnate a interpretare il cibo come elemento aggregante e di conoscenza reciproca. Ogni migrante porta con sé un bagaglio di tradizioni legate al cibo, che nel confronto e nello scambio con quello che trova nella terra di approdo evolve e diventa una nuova cultura gastronomica. Nata dalla collaborazione tra le associazioni Trama di terre e Slow food Imola, la comunità vuole favorire la conoscenza reciproca e l’integrazione attraverso l’incontro e la condivisione di saperi legati al cibo, agli ingredienti, alle preparazioni. Tra i progetti: la cucina condivisa, laboratori mensili di cucine a confronto, il baratto dei sapori, una sorta di banca del tempo del cibo e la mappatura del cibo nel circondario imolese; e ancora l’orto interculturale, cene dedicate alle cucine di vari paesi, tavole rotonde e il blog Trame di terra madre, per condividere l’attività svolta dalla stessa comunità e ampliare la rete anche in collegamento col progetto Mille orti in Africa e altre comunità del cibo.
Area di attività
Comune di Imola
Valorizzare le tradizioni gastronomiche domestiche e popolari è lo scopo dell’associazione, formata da persone unite dal desiderio di divulgare la cucina di casa di una volta, promuovendo ricette, conferenze, ricerche. Ma soprattutto la sfoglia, la sfoja fata in cà, è oggetto di attenzione e salvaguardia. L’associazione tiene corsi di cucina in cui si impara a fare la sfoglia e le minestre asciutte o in brodo, studia e raccoglie le ricette stagionali del territorio e organizza varie iniziative: una mostra delle tavole apparecchiate nel periodo natalizio; la cena delle Mariette, ogni due mesi; un concorso per il miglior nocino fatto in casa; la notte magica di San Giovanni; il Premio Mariette, concorso nazionale di ricette per appassionati di cucina; le domeniche delle Mariette, un pomeriggio al mese dedicato a un tema della gastronomia locale.
Area di produzione
Forlimpopoli, provincia di Forlì-Cesena
La Consorteria, formata da 14 soci, nasce nel 1967 con l’intento di tutelare e valorizzare l’aceto balsamico prodotto nell’area degli antichi domini estensi. Il liquido ha un profumo intenso e un sapore che rivela un perfetto equilibrio tra il dolce e l’agro. I soci perseguono il loro obiettivo con molteplici attività, tra cui corsi di formazione e perfezionamento e manifestazioni volte alla promozione dell’aceto, come il Palio di San Giovanni, gara tra i produttori locali.
Area di produzione
Modenax
Col nome prugna zucchella si conoscono in Emilia Romagna diverse tipologie di prugne, ma analisi genetiche effettuate dall’Università di Bologna hanno dimostrato che la zucchella presente a Brescello e a Parma è una cultivar autoctona e distinta dalle altre. Qualcuno ha ipotizzato origini slave, immaginando che sia stata portata a Brescello dai coloni chiamati da Maria Luigia a ripopolare la zona di Lentigione: questa “storia” è nota agli anziani agricoltori. La zucchella matura in luglio, è molto dolce, si vende appena raccolta o entra in confetture per le quali è sufficiente aggiungere pochissimo zucchero. In zona la pianta era usata un tempo come sostegno della vite, ma i vigneti si sono ridotti e così la sua coltivazione. A Brescello è nata un’associazione di una decina di produttori, che raccolgono annualmente 800-900 quintali di prodotto e ne trasformano una parte in 6000-7000 vasetti di confettura, oltre a promuovere la conoscenza dell’antica cultivar.
Area di produzione
Brescello, provincia di Reggio Emilia, e Parma
I produttori intendono difendere la coltivazione delle varietà tradizionali di ciliegie di Vignola, in particolare la moretta, il durone nero I, il durone nero II, il durone anellone, il durone marchigiano, che sono tutte varietà in via di estinzione. La condotta di Modena e quella di Vignola e valle del Panaro si pongono come obiettivo la costituzione del Presidio Slow Food delle varietà tradizionali di Vignola.
Area di produzione
Modena e Vignola, provincia di Modena
Nell’agricoltura moderna, intensiva, il letame è sempre meno considerato. Coloro che nella provincia di Modenalo producono ancora si sono riuniti in comunità e propongono la valorizzazione di questa risorsa che riveste un’importanza fondamentale per la fertilità del suolo. L’arte di fare il cumulo di letame è una delle pratiche più sottovalutate dai moderni agricoltori. Si sta perdendo la conoscenza del modo in cui produrre un buon letame, di come si può capire quando è maturo, dei benefici che apporta alle coltivazioni ma, soprattutto, si sottovalutano i rischi di uno stoccaggio e di un utilizzo sbagliati. La mancanza di una cultura sull’argomento ha spinto i legislatori a regolamentare in modo restrittivo sull’utilizzo e la conservazione di questa risorsa, limitando tecniche comprovate, quali il terricciato e il cumulo biodinamico. La comunità intende recuperare queste pratiche, sensibilizzando i legislatori e incoraggiando quanti vogliano avvicinarsi o riavvicinarsi a esse.
Area di produzione
Provincia di Modena
Ha forma a turbante (da cui il nome), con la falda inferiore più o meno sviluppata, buccia grigio verde, con superficie più o meno costoluta; l’aspetto è variabile a causa della scarsa selezione genetica. La polpa, di colore giallo arancio, soda, dolce e povera di fibra la rende ideale per il ripieno dei tortelli e l’impasto degli gnocchi. È la zucca cappello da prete, cultivar tradizionale della provincia di Reggio Emilia, storicamente diffusa anche nel Parmense e nel Mantovano. La comunità riunisce sette produttori, alcuni dei quali coltivano anche meloni tradizionali. La zucca è stata progressivamente abbandonata perché poco adatta alla grande distribuzione (grossa, difficile da pulire, tardiva), anche se di qualità organolettica eccellente. Un discorso analogo vale per i meloni, che oltre ad avere un sapore un po’ diverso dallo standard vanno raccolti maturi e durano poco, quindi sono adatti solo a mercati locali. La comunità ruota attorno all’Istituto tecnico agrario Zanelli di Reggio Emilia, che ha ricercato sul territorio i semi, li ha riprodotti in purezza e distribuiti agli agricoltori interessati.
Area di produzione
Provincia di Reggio Emilia e aree limitrofe
L’attività terapeutica della Lucciola, iniziata nel 1987, si rivolge a bambini e giovani di diversa età (3-20 anni) e con problematiche diverse (autismo, psicosi, sindrome di Down, paralisi cerebrale, problemi di apprendimento e di comportamento). La supervisione è affidata a psicologi, educatori, terapisti e professionisti di sport, musica, arte, agricoltura e allevamento, che operano quasi tutti come volontari. Il centro si occupa di una quarantina di ragazzi con frequenza variamente articolata, da un giorno la settimana a tutti i giorni, e può comprendere periodi di residenza. Si adottano tecniche e teorie che appartengono a discipline diverse (pedagogia, psicoanalisi, riabilitazione motoria, cognitiva, della comunicazione…) che sono tradotte per i bambini in gesti e azioni della vita quotidiana, grazie alla realizzazione di spazi e attività lontani dai modelli ospedalieri e ambulatoriali. I ragazzi possono cucinare, lavorare nel parco, nell’orto, in falegnameria, allevare animali. Si praticano sport, musica, teatro, ceramica, pittura, si studiano enologia, scienze, storia, geografia, arte, filosofia. Il centro è noto, inoltre, per la tintura naturale della lana, la lavorazione del feltro, l’acetaia (aceto balsamico tradizionale di Modena). La Lanterna di Diogene è una cooperativa sociale, che ha iniziato la sua attività nel 2006, per l’esigenza di alcuni ragazzi ormai maggiorenni, usciti dall’esperienza della Lucciola, di sperimentare l’attività lavorativa al di fuori dei percorsi protetti offerti di solito dai Servizi sociali. I ragazzi (una decina), gli educatori e collaboratori professionali (cinque) si occupano di orto, pollaio, vigna e acetaia. Ortaggi, polli e uova, aceto balsamico tradizionale sono utilizzati nella cucina del ristorant, ubicato in una casa rurale ristrutturata presso l’argine del fiume Panaro, che porta lo stesso nome della cooperativa e in cui lavorano gli stessi ragazzi cresciuti nel centro. Il locale si distingue per la qualità e tipicità dei prodotti, reperiti presso produttori selezionati – molti biologici – e per la loro trasformazione secondo procedimenti e ricette della tradizione modenese. È in corso di allestimento un piccolo allevamento di esemplari di mora romagnola nel bosco vicino al ristorante.
Area di produzione
Solara di Bomporto, provincia di Modena
Nelle prime colline tra Forlì e Faenza si trova la torre di Oriolo, un esempio unico in Italia di torre esagonale "a doppio puntone" risalente alla fine del 1400. La torre, in stato di abbandono fino agli anni ’90, è stata recuperata grazie all’impegno e alla tenacia dei vignaioli locali, che hanno fortemente voluto il suo restauro per restituire al territorio di Oriolo un frammento importante della sua storia. La comunità del cibo della torre di Oriolo è nata con l’intento di salvaguardare le piccole produzioni locali (vitigno centesimino, zafferano, scalogno di Romagna) e promuovere il territorio riproponendo all’attenzione del pubblico tradizioni come le feste paesane e le sagre ormai scomparse, che un tempo erano però importanti per rinforzare i legami sociali locali. I membri della comunità sono vignaioli, agricoltori, titolari di piccole locande e agriturismi, cuochi e piccoli artigiani. Insieme costituiscono un piccolo sistema che ruota attorno al cibo. Ognuno di loro lavora sodo per conservare la bellezza delle sue colline, per fare buon vino, per riflettere nelle cucine degli agriturismi la bontà e l’onestà del nostro lavoro.
Area di produzione
Oriolo, provincia di Forlì Cesena
L’associazione Il lavoro dei contadini nasce dalla volontà di un gruppo di imprenditori agricoli della provincia di Ravenna, che si incontrano nel 2000 in occasione della partecipazione a un corso di formazione professionale organizzato da Agrisystem srl. Il gruppo di aziende socie persegue l’obiettivo che ha fatto proprio durante il corso di formazione: la promozione del territorio, attraverso il recupero e la valorizzazione dei valori e dei sapori tipici. Il lavoro dei contadini è, quindi, un gruppo di imprenditori agricoli che, a seconda delle occasioni e degli eventi, coinvolge anche altre aziende agricole, artigiani, artisti, istituzioni ed enti che condividono il loro obiettivo primario: il recupero delle tradizioni, delle arti, della musica e della cultura contadina, dei valori “antichi” della campagna, dell’amore per la propria terra.
Area di attività
Provincia di Ravenna
La rete locale di produttori di Terra Madre riunisce tutti quelli che si contraddistinguono per una filosofia produttiva vicina a quella di Slow Food con prodotti “buoni, puliti e giusti”. Sono i produttori che partecipano alle manifestazioni organizzate dalla Condotta e alcuni di essi hanno dato vita al Mercato della Terra di Reggio Emilia. I produttori attualmente sono 31 e producono frutta e verdura, carne, formaggi, salumi e vini.
Area di produzione
Reggio Emilia