
Gigi Frassanito è arrivato a Slow Food dal Master in Scienze Gastronomiche di Colorno e ha preso in mano un progetto nuovo, o meglio, un’idea: i Mercati della Terra. Era una di quelle tipiche fasi confuse in cui tutti propongono qualcosa, ma nessuno ha le idee chiare su come impostare il lavoro; e poi non ci sono soldi e bisogna inventarsi il modo di far avanzare le cose con niente… Ma non si è scoraggiato.
Ha fatto tutto quel che c’era da fare: ha riunito esperti di ogni settore, ha discusso fino all’ultimo dettaglio ogni disciplinare, ha visitato i produttori dei Mercati della Terra in Italia e poi in giro per il mondo, dialogando e mediando con i libanesi (per i Mercati della Terra di Beirut e Tripoli), gli israeliani (Tel Aviv), i lettoni (Riga), gli austriaci (Parndorf), i bulgari (Tcherny Vit), i portoricani…
Da ogni viaggio è tornato con un’idea nuova, per migliorare un po’ il progetto, aggiungere un pezzo mancante, correggere qualche errore, modificare una regola troppo rigida. Perché era capace di vedere e ascoltare.
In questi anni ha lavorato per far crescere Slow Food anche nella sua terra, l’Emilia-Romagna.
Nell’ottobre scorso stava poco bene, già da tempo, ma ha deciso di venire comunque a Torino. E di nuovo, ha fatto tutto quel che c’era da fare.
Dopo il Salone del Gusto e Terra Madre, ci ha mandato un’e-mail di riepilogo, perché lui era così, prendeva il lavoro sul serio e relazionava su ogni dettaglio. E da quell’e-mail viene fuori tutta la sua energia, l’ottimismo, la curiosità.
“Nell’incontro sui mercati italiani sono venute fuori molte domande ed esperienze – ci ha scritto – è stato uno di quei casi in cui la rete è visibile davvero!… Ho incontrato Gul Girlsman del mercato di Foça, in Turchia, è una donna di grande entusiasmo e buona volontà… Ho parlato con Nada Karaivanova e due fiduciari macedoni, partono da una situazione disastrosa, ma mi hanno fatto un’ottima impressione, hanno le idee molto chiare su quello che è necessario fare per avviare il mercato…. Poi c’è stato l’incontro con i sudamericani, che mi è stato estremamente utile, perché ho capito che devo riuscire a semplificare, e di molto, la comunicazione del progetto, se voglio che ne sia compreso il valore anche in questi paesi… Comunque, al di là delle situazioni specifiche, i grandi eventi hanno il vantaggio meraviglioso di mettere le persone in contatto davvero, di ricordarci che dietro ai progetti, ai siti web, ai disciplinari, ci sono delle facce e delle persone”.
E’ mancato ieri, 20 marzo, aveva 44 anni.
Noi lo ricordiamo così e ci impegniamo a portare avanti il suo progetto.
Ciao Gigi
Roberto Burdese (Presidente Slow Food Italia)
La morte di Gigi lascia attoniti ed è difficile dire qualcosa: la reazione spontanea è quella del silenzio e del raccoglimento. E’ stato un onore ed un grande piacere conoscerlo e percorrere con lui un pezzo di cammino. Negli ultimi mesi, pur provato dalla malattia, aveva avuto la forza di riappropriarsi della sua vita e di non farci mancare lo stimolo delle sue idee per Slow Food e per Terra Madre: dobbiamo fare il possibile per raccoglierle, metterle insieme e provare a realizzarle. E’ questo il debito di riconoscenza che abbiamo verso di lui. Grazie Gigi.
Antonio Cherchi (Presidente Slow Food Emilia Romagna)
Ci affidiamo alle parole di Roberto e Antonio, caro Gigi, perché noi che siamo qua, noi tutti di Slow food Emilia Romagna, facciamo fatica a dire di più. Sei nei nostri cuori e un po’ di noi è venuto via con te. Ciao