7 Settembre, dal Passo del Cerreto a Prato Spilla

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Oggi siamo in 4, io, Pierluigi, Gino Montipò ed Enrico Cecchi del CAI sezione di Bismantova.
Gino si rivela un montanaro puro. Secco, deciso, essenziale. Un Alpinista dentro. Enrico molto dolce, calmo e premuroso, come ogni istruttore dovrebbe essere. Ci incamminiamo nel bosco, ricco di resti di bivacchi di pastori, di antiche carbonaie, di strade lastricate tanti secoli fa e mantenute con fatica da questi volontari. In breve giungiamo in un circo di cime meravigliose, dove il fiume Secchia ha deciso di nascere. Qui mi rendo conto della severità di questa parte di Appennino. Risaliamo un pendio sassoso e arriviamo ad una sella dalla quale si può osservare tutto il percorso che avremmo fatto in seguito. Le guide Cai ci mettono in sicurezza con corde cordini e moschettoni e saliamo il crinale di fronte a quello che sale verso l’Alpe di Succiso, che maestosa sta di fronte a noi. Ci agganciamo al cavo metallico posizionato sulle placche di arenaria, liscia ma ruvida abbastanza per non scivolare, saliamo e in breve “cavalchiamo” la cresta rocciosa di questa infinita catena montuosa. Il segnaviaPanorama si fa spettacolare. Mozzafiato. La tensione è tanta, abbiamo il precipizio ai nostri piedi, i passi sono attenti e delicati, le mani cercano appigli oltre al cavo. E’ un contatto intimo con questa roccia, oggi calda, è un abbraccio. Alcuni momenti di difficoltà vengono superati grazie alle nostre guide che qui si rivelano indispensabili. Questo si rivelerà il tratto di percorso più esposto, più duro ed alpinisticamente più impegnativo di tutta questa Alta Via. (scopriremo poi che questa era la variante “adrenalinica” dello 00). Quando tutto pare terminato e ci ritroviamo sul sentiero erboso, ecco che ricompare un’altra cresta rocciosa da cavalcare. L’esposizione è davvero notevole. Le guide ci spiegano che in giornate piovose o particolarmente ventose è altamente sconsigliato percorrere questa variante, poiché l’arenaria bagnata diventa una “saponetta”. Anche le brevi ma ripidissime discese per riconquistare la vetta successiva, nascondono sassi affioranti invisibili per l’erba alta e come dice Gino Montipò “qui, per guardare il panorama, ci si ferma”.
Questo tratto denominato “I Groppi di Camporaghena” termina con una veloce discesa verso il rifugio Città di Sarzana, e da lì, con breve camminata nella faggeta, arriviamo al Passo del Lagastrello, dove ci aspetta la signora Montipò che gentilmente ci accompagna al Rifugio di Prato Spilla, stazione sciistica e posto tappa dell’Alta Via dei Parchi, gestita dal giovane milanese Maurizio Pioli, che ci offre ogni comfort con una disponibilità a tratti commovente.

segnavia
dalla camminatrice Elisabetta Boni
 
 
 
 
pier luigi  panoramica prato spilla