22 agosto, dal Carnè a Casola lungo la Vena del Gesso attraverso il giardino delle erbe

In viaggio vero Expo lungo l’Alta via dei Parchi

Il risveglio all’alba al Rifugio Carnè  è pieno di fascino.  La nostra guida Cai presidente della sezione di Lugo, Enrico Minguzzi (accompagnato dalla simpatica consorte Alessandra), puntuale e a passo spedito, ci conduce  dal rifugio alla vetta del Monte Mauro per poi scendere verso Borgo Rivola. Il Parco della Vena del gesso è una interessante zona  geologica in cui troviamo doline (avvallamenti imbutiformi) e inghiottitoi dove confluisce l’acqua piovana.

Partiamo veloci sul sentiero 511 in falso piano e in leggera discesa, ma presto entrando nel bosco cominciamo una ripida salita che ci impegna per un’oretta di cammino. L’uscita dal bosco ci porta  finalmente sulla Vena dove il sentiero leggermente esposto ci permette di godere di una vista mozzafiato sulla macchia mediterranea sotto di noi. Raggiunta la vetta cominciamo a scendere in direzione Borgo Rivola. A fine sentiero ci recupera Giovanni, volontario Auser di Casola Valsenio, simpatico e disponibile, arriviamo puntuali all’appuntamento presso l’agriturismo Ca’ Nova dove ci  vengono serviti diversi piatti con materie prime dell’azienda. Apprezziamo molto gli antipasti con salame di cinghiale e pecorino stagionato, le pappardella al ragù di coniglio e  la tagliata di fiorentina. Interessante in azienda un piccolo giardino di frutti dimenticati fra cui spiccano un melograno di un intenso colore violaceo e la pera volpina da consumare solo cotta per la preparazione di dolci. La vera sorpresa della giornata però ci attende al cancello del Giardino delle erbe a Casola ValsenioSauro Biffi, il direttore del giardino ci presenta in modo esauriente  e affascinante gli svariati esemplari  di erbe aromatiche e mellifere.

Ci presenta oltre 20 cultivar di lavanda! Particolarmente  curioso l’assaggio di foglie di stevia e menta piperita. “Non sappiamo quante sono le piante che crescono spontanee – ci ha detto Biffi -, a volte addirittura infestanti, che hanno un potere depurativo o benefico, ad esempio la gramigna…”. E così dicendo, il direttore si abbassa sul prato appena da noi calpestato e raccoglie una piantina della comune gramigna mostrandoci la radice: “Questa è la parte commestibile e dal potere curativo che è sotto i nostri piedi ogni giorno”

Dai camminatori Ilaria, Pier Luigi, Vanda

Le riflessioni al termine del cammino di Ilaria Sartori, trekker impegnata sul percorso del Carnè image_preview

La pelle del viso arrossata e le labbra screpolate da sole e vento  mi ricordano che ad alcune cose  non ho proprio pensato .

Lo zaino è fatto per contenere l’indispensabile  e il viaggio parte da qui , dal mio zaino,dell’essenziale  #viaggioversoexpo #altaviadeiparchi.

19 agosto:  Pioggia scrosciante , cielo plumbeo e Un tasso di umidità come in una foresta pluviale.
Il treno che mi porta all’appuntamento con i compagni  viaggia veloce attraversando  l’Emilia, destinazione Forlì.
5 giorni con  zaino in spalla ,  scarpette da montagna e davvero poco di più se non l’entusiasmo, la curiosità, la voglia di scoprire un mondo che ancora  non conosco ma che ho la sensazione mi possa catturare.
L’ alternanza di spostamenti dall’ ambiente naturale (che era l’aspetto che per indole avrei privilegiato)   alle visite ai produttori, aziende agricole, agriturismi, piccoli centri abitati da  poche migliaia di anime ma semplicemente poetici , è il vero valore aggiunto di questo viaggio alla scoperta dell’appennino
È un’amalgama di esperienze  che tocca moltissime corde pronte a vibrare, ed è la certezza che anche se tu non lo sai , qualcosa si muove , all’essenza .
In queste terre si respira soprattutto coinvolgimento e  passione e forse quel sano ed istituzionale patriottismo che in un certo senso fa sentire la gente parte di un progetto comune, perché un filo conduttore esiste.

La Passione la  avverti parlando con Gabriele Ferrini, il nostro primo Accompagnatore nei trekking , la memoria storica  di Tredozio. È subito feeling , inutile negare.  Cercare  di intrappolarlo in una definizione è impossibile, la sua vita è troppo densa  per essere etichettata , ma quando  lui stesso si definisce ” uomo fortunato per la capacità di emozionarsi davanti a un cielo stellato”.. ecco , allora capisco esattamente cosa mi cattura di lui e di quel suo aspetto un po’ sciamanico.
Conosce la terra, i sentieri, le radici, le piante, le erbe e i frutti di cui si nutre , infonde sicurezza e  trasmette pacatezza e saggezza, e questo ti basta a capire che con lui ogni cammino sarà qualcosa di più di una semplice camminata.

Di Emilio, dell’azienda biologica Il Pratello, mi colpisce subito il  lungo grembiule in cuoio fatto a mano , mi ricorda quello degli artigiani  , e in effetti lui è a modo suo  lo è un artigiano , artefice  dei suoi vini , che prima di tutto sono terra , profumi , uve  e ancora barrique in cantine lasciate come  erano in passato  , ristrutturate con calce naturale, dove piano piano ti abitui all’odore di muffa. E se non è passione quella di un produttore che in etichetta cita Neruda… Beh, non so come definirla allora …
Al rifugio Ca’ Ponte arriviamo dopo un breve cammino nel bosco , in alcuni punti fangoso e umido. Le gocce di pioggia caduta mi ricordano una poesia di Omar kayyam , se ne  stanno attaccate alle bacche di corniolo formando un tutt’uno precario ma perfetto

“O cuore , fa’ conto d’avere
Tutte le cose del mondo
Fa’ conto che tutto ti stia
Giardino delizioso di verde
E tu su quell’erba verde fa’
Conto d’esser rugiada
Gocciata colà nella notte e
Al sorger dell’alba svanita”.

Il  rifugio dove passeremo la notte è un ambiente accogliente, le aromatiche sui tavoli esterni con le candele in vasetti appesi agli alberi fanno dell’  esterno un momento  fiabesco , e appena  dentro musica jazz in sottofondo e due  ragazzi Davide e Laura ( toscano lui, abruzzese lei ) i loro occhi brillanti e gentili, la  pasta rustica dell’azienda di famiglia , le torte appena sfornate che sanno della stessa semplicità   e passione. Cinque  giorni con un solo paio di scarpette da montagna per non appesantire lo zaino, che intanto piano piano si riempie di tanto altro senza diventare pesante.

Di Ilaria Sartori