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Sui banchi di scuola, con i piedi nella terra.

Questa storia racconta di un ragazzo pronto ad un futuro segnato da una passione che continuerà a lungo a illuminargli la via. Federico Carniato aspettava la mia videochiamata quasi come se fosse un secondo esame di maturità, che ha appena superato brillantemente. Ha appena conseguito il diploma all’ISIS V Corrado di Castel Volturno discutendo del valore della biodiversità, di Slow Food, delle Comunità del cibo e dei principi del “buono, pulito e giusto” e ad aspettarlo nei prossimi mesi sarà la Facoltà di Agraria.

Federico inizia a raccontarmi dei suoi terreni sulle sponde del Voltuno a Capua, argilloso e fertile ma di difficile lavorazione in quanto durante il periodo estivo presenta delle crepe e durante l’inverno le piogge ne impediscono la lavorazione.

Durante questo ultimo semestre le difficoltà della scuola, che tutti conosciamo, non hanno impedito alla prof. di enogastronomia Maurizia Gliottone di portare avanti i suoi programmi scolastici in cui da sempre trovano spazio i principi Slow Food. I ragazzi hanno approfondito attraverso videoconferenze i temi dell’associazione, incontrando l’azienda Masseria Del Sesto produttrice dei Presidi Slow Food del cece di Teano e del lupino gigante di Vairano e Antonio Papa produttore del Falerno. Gli incontri con Giuseppe Orefice di Slow Food Italia e la chef stellata Rosanna Marziale de Le Colonne Restaurant di Caserta hanno aiutato i ragazzi a comprendere meglio i temi della produzione locale e della sostenibilità.

Federico mi parla delle sue colture, di quanto negli ultimi anni fossero aumentate in modo da accontentare parenti e amici, la difficoltà di gestire tutto da solo non riesco a sentirla dalle sue parole nemmeno per un attimo. All’occorrenza arruola nei suoi campi il fratello e gli amici, che temo con difficoltà possano dirgli di no. “Se hai bisogno di risentirmi, dal 20 luglio al 20 agosto non ci sarò. Mi alzerò molto presto al mattino e difficilmente potrò rispondere al telefono” è una frase che mi ha colpito molto. Non ho il tempo nemmeno di pensare a quanto possa essere strana quell’affermazione detta con quella gioia, che Federico mi dice quanto fosse impaziente di portare a termine la raccolta dei pomodori.

I suoi occhi mentengono la stessa luce per tutti il racconto. Rimani con “i piedi nella terra” è l’augurio con cui l’ha lasciato la commissione d’esame e viaggia con la testa nel mondo oserei aggiungere io. Di una cosa sono certa, la nostra terra è più fertile nelle mani di Federico, piena di una forza e una speranza rigeneratrice di cui abbiamo tutti bisogno.