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I protagonisti di Sementia. Comunità Slow Food Grani Antichi di Sicilia

Il “Granaio di Roma”, così era chiamata la Sicilia ai tempi di Giulio Cesare. Una tradizione che ha radici profonde, remote, ma anche una ricchezza e un’occasione di sviluppo economico. Questo era il grano per la Sicilia e questo vuole tornare ad essere, negli intenti della Comunità Slow Food Grani Antichi di Sicilia, dopo anni di speculazione, che guardavano solo al profitto.

Un cambio di rotta per il recupero del bagaglio di ricette millenarie, con l’utilizzo di Grani Antichi, circa una cinquantina, a giovamento della nostra salute. Racconta Stefania Marina Alaimo, che dal 24 al 26 gennaio sarà a Benevento per partecipare alla quarta edizione di “Sementia – Germogli di Comunità”: «Uno dei motivi che ha portato alla nascita della Comunità nel 2011, allora solo nella Condotta di Enna, anticamente sede del più grande tempio greco dedicato a Cerere (Demetra) dea delle messi, e successivamente estesa a tutta la Sicilia, è stato la voglia di difendere dalla concorrenza estera i produttori di grano siciliano.

Ma il motivo per cui si è puntato sui “Grani antichi” – aggiunge – piuttosto che al grano siciliano in genere è che questi hanno dei requisiti di qualità sia per il benessere della terra in cui vengono prodotti che per la salute del consumatore, obiettivamente superiori a quelli dei grani nati con la “Rivoluzione verde”.

Questa qualità che, in Sicilia può essere raggiunta solo con le varietà di grani autoctone in uso prima degli anni cinquanta, è quella che dovrebbe spingere il consumatore educato e quindi attento a scegliere il prodotto locale. Fondamentale in questo progetto – conclude Stefania Mancini Alaimo – è rendere certa la tracciabilità dell’intera filiera sia per i pani e le paste che per tutti gli altri prodotti a base di grano e proprio per dare sicurezza al consumatore su uno degli alimenti fondamentali nella dieta Mediterranea, Slow food Sicilia ha lanciato il progetto, inserito nella Comunità, del “Pane Slow di Sicilia. C’era una volta il pane”».